Oggi si celebra la Giornata mondiale dell’Ambiente, una delle tante iniziative delle Nazioni Unite volte a richiamare l’attenzione sui temi più importanti a livello globale. L’ambiente per l’ONU si colloca al livello dei diritti umani, della pace, la diversità e la tolleranza tra i popoli… e così dovrebbe essere per tutti noi: una priorità.
Eppure, come singoli individui e cittadini, facciamo ancora fatica a capirlo. La crisi ci riempie la testa, la paura, più che spronarci ad agire e ad aprire la nostra mente, ci congela. Facciamo fatica a capire che il mondo cambia e con esso le priorità. Dove prima c’erano certezze, routine e una consolante ripetitività ora, quasi all’improvviso, ci risvegliamo da quello che non era altro che un sogno: l’illusione di una vita immutabile nel tempo del Grande cambiamento.
I sistemi economici tradizionali traballano, impastoiati da una politica sempre più lontana dalla realtà a sua volta soffocata dalla finanza: le cifre sono diventate l’unico pensiero di tutti, dal più umile al più potente. Le abitudini cambiano, da quelle sociali (stravolte dagli ex nuovi media) a quelle alimentari dove il made in Italy della nonna si ibrida con culture gastronomiche provenienti persino dagli antipodi. Il tempo in questo secolo scorre al doppio della velocità e noi siamo di rincorsa, sempre.
Che c’entra l’Ambiente con tutto questo? Che ci entra con l’ansia del domani? L’Ambiente ci entra eccome! È la base della nuova concezione di benessere. Gli esseri umani vivono in un mondo regolato dall’ecologia, dalla qualità dell’ambiente in cui viviamo, evolviamo, proviamo emozioni e cresciamo i nostri figli. La felicità non è solo Prodotto interno lordo: la felicità è un’aria respirabile, la felicità è cibo sano, è pulizia e salute. La felicità è capire che persino il clima sta cambiando (alzi la mano chi ancora ne dubita!) e che è un cambiamento che dobbiamo accogliere come spinta all’innovazione e a migliorarci, come persone, esseri umani, specie.
Proteggere l’Ambiente non è più la mania (se mai lo è stata) di un manipolo di fanatici ambientalisti, paranoici e maniacali. Non è nemmeno un fatto estetico o di sensibilità verso “quei poveri piccoli panda in estinzione”. La specie in estinzione siamo noi anche se siamo in numero talmente grande e allo stesso tempo, evidentemente, talmente piccolo da non capirlo. Vi pare un’impresa immane cambiare le cose? Vi pare assurdo cambiare le proprie abitudini mentre chi vi sta attorno continua imperterrito a fregarsene di inquinamento e materie prime, riciclo e salute? Non potreste commettere errore più grande. Se anche soltanto uno di quei sette miliardi di esemplari della nostra specie, il miliardo più ricco, cominciasse a pensare che valga la pena di consumare meno per passare dal concetto di “molto” (molta energia, molto cibo, molte risorse) al concetto di “migliore” (il miglior cibo, l’energia più pulita, poche, ottime risorse), il Pianeta potrebbe essere salvato dal collasso ambientale ed economico.
Non è tornare a vivere in una caverna a lume di candela che ci salverà e nemmeno un’austerità da convento, ma semplicemente tanti piccoli passi, fatti poco per volta, giorno dopo giorno, senza rinunce ma soltanto con un nuovo, felice (nonostante tutto), modo di pensare. Oggi guardate fuori dalla finestra: che sia cemento o una distesa verde quella che vedete siate gelosi dell’unico Pianeta che possiamo chiamare Casa.